Testamento biologico
GUIDO VETERE
07/02/09
Uno spermatozoo entra in un ovulo e vi immette il suo dna. Ciò che ne risulta si chiama zigote, e tramite un processo di duplicazione cellulare detto mitosi, in poco tempo lo zigote assumerà dimensioni e forma tali da meritare il titolo di embrione. Dopo circa tre mesi l'embrione avrà sviluppato le caratteristiche morfologiche della specie umana, e si chiamerà feto. Dopo qualche altro mese il feto uscirà dall'utero materno, e sarà detto bambino. Il bambino imparerà a riconoscere il mondo esterno, inizierà a sviluppare una coscienza, verso i due anni parlerà, imparerà molte cose anche complesse, poi andrà a scuola, inizierà ad interagire con gli altri in modo autonomo, acquisire credenze e orientamenti propri, e se tutto il suo apprendistato andrà a buon fine, un giorno da quello spermatozoo e quell'ovulo avremo un essere umano pienamente dotato di volontà, coscienza, memoria, convincimenti.
Tra ciò che è presente alla coscienza di questo essere c'è un complesso di eventi che esso chiamerà 'la mia vita'. Per duri e talvolta misteriosi che ne siano gli eventi, in genere l'essere umano sviluppa una nozione di possesso e controllo nei confronti di tale complesso, tanto che si dice: 'decidere cosa fare della propria vita'. Ma l'essere potrà anche credere che 'la propria vita' non gli appartenga in tutto, e che esista un ente terzo il quale debba regolare alcune decisioni riguardo ad essa, in particolare relative a momenti critici come la malattia e la morte. Nei regimi non teocratici, tuttavia, l'essere è libero di credere che questo ente terzo non vi sia o non debba essere coinvolto nelle sue faccende a questo livello. E comunque, chi volesse autodeterminarsi vorrebbe vedersi riconosciuto il diritto elementare di stabilire alcune condizioni per la propria permanenza in vita.
In questi giorni di marasma mediatico, legislativo e perfino istituzionale sull'argomento molte persone stanno pubblicando su Youtube il proprio testamento biologico. Probabilmente non servirà se non come testimonianza. Ma voglio imitarli proprio in questo, affidando a questo blog le mie volontà. Niente di particolarmente intimo, come si vedrà. In caso di perdita di coscienza, non voglio essere curato né alimentato né comunque tenuto in vita se non c'è una ragionevole attesa che io possa guarire, e voglio che tale ragionevolezza sia valutata dagli esseri ragionevoli di cui ho contribuito a generare la vita o dai quali l'ho ricevuta. Molto semplice, no?
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