lunedì 21 luglio 2008

Dottoressa Dania

21 luglio 2008
Il mio testamento biologico
Nel pieno possesso della mia forma fisica, sebbene troppo spesso logorata dall’ipocondria, vivo con l’idea che il tempo che ho a disposizione sia pari all’eternità.
Anche nei brevi attimi in cui mi concedo il tormentato piacere di immaginare una mia precoce dipartita, spettacolare e artistica, evito completamente la riflessione sul dolore e mi figuro una veloce uscita di scena, che lasci improvvisamente gli altri, sbigottiti, a gestire il mio vuoto.

Sono così profondamente attaccata alla vita che ho bisogno di partecipare, con corpo, mente, idee, passioni, rabbia, ironia, riso, pianto, voce ad ogni suo momento.
Ho sempre più bisogno di condividere quello che vivo, di renderne partecipi gli altri attori, di rifletterci sopra, di scriverne, di riprovare a vivere quello che ho amato o quello che avrei voluto fosse diverso.

Sono l’insieme del mio fisico, del mio spirito, delle mie pulsioni, delle mie azioni, delle mie emozioni, delle idee, dell’istinto, della mia cultura, della mia voce, dei miei sguardi, dei miei malanni, dei miei orgasmi.
Dover rinunciare a qualche parte di me significherebbe non vivere più la mia vita.

Nell’infinita fortuna dell’essere completamente cosciente e autosufficiente, con un corpo funzionante, nonostante i suoi piccoli difetti, non posso immaginare di non essere.

Per questo motivo, approfitto adesso della mia profonda lucidità e della mia salute per lasciare a voi il mio testamento biologico, nella speranza che, qualsiasi cosa accada, anche la scelta più difficile possa essere fatta, da chi di dovere, coerentemente con la mia esistenza.

Tenetemi con voi, anche con un corpo non funzionante, purché io possa comunicare, ridere, piangere, capire e farmi capire, scrivere, leggere, imparare cose nuove.
Lasciatemi, invece, andare se dovessi smettere di respirare, mangiare, bere, parlare, scrivere, comunicare, reagire, amare la vita.
Non trattenetemi se dovessi diventare un vegetale, se le macchine vivessero per me, se il mio corpo fosse solo il contenitore di una utile, ma spesso ottusa, tecnologia.

Lascio a voi l’incombenza e l’onere di raccontare, a chi chiederà spiegazioni, perché non voglio essere una pianta, alimentata e idratata da un macchina.

Se una chiesa interverrà a condannare il mio desiderio di smettere di non vivere, ricordate loro che Dio è un essere misericordioso e ironico.

Se davvero vorrà punirmi, mi farà rinascere albero.

http://www.dottoressadania.it/2008/07/21/testamento-biologico

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