sabato 14 febbraio 2009

Giordano Bruno Guerri

14 Febbraio 2009
1) Ho goduto la vita più che ho potuto.
2) Gran parte del godimento è consistito nel viverla il più possibile sciolta da vincoli e limitazioni alla mia libertà: di pensiero, di espressione, di movimento, di realizzazione, di piacere, di lavoro, di amore.
3) Se ho un rimpianto è di non avere saputo sempre sfruttare al meglio la libertà ottenuta: per me, per chi mi è stato vicino, per tutti.
4) Voglio quindi stabilire – liberamente, in piena coscienza – come si dovrà procedere in caso di mia incapacità di intendere e volere: per il mio bene, per quello di chi amo e per la comunità di cui farò parte.
5) Nel caso fossi ridotto in coma irreversibile e in stato vegetativo, voglio che mi venga praticata l’eutanasia: legalmente, se nel frattempo verrà – come mi auguro – promulgata una legge che la renda possibile; in caso contrario illegalmente, ma con tutta la mia gratitudine, da parte di chi mi vuole bene.
6) L’eutanasia dovrà essere praticata sei mesi dopo la dichiarazione di coma irreversibile e stato vegetativo, perché voglio dare una possibilità al miracolo.
7) In nessun caso voglio che, in quel periodo, sia praticata su di me la prassi giustamente definita “accanimento terapeutico”.
Poiché l’eutanasia deve intendersi nel significato di “dolce morte”, per nessun motivo dovrà essere praticata con mezzi concettualmente crudeli e feroci (quale che sia il parere contrario di medici e legislatori), come la privazione del nutrimento e dell’idratazione.
9) Non voglio funerale, né religioso né laico, e desidero che il mio corpo venga cremato.
10) Dopo avere scritto tanto per tutta la vita, mi viene da sorridere notando che ho chiuso la pratica dell’esistenza in 1800 battute e in dieci comandamenti. Salute e allegria a chi resta.
(Il Giornale, 13 febbraio 2009)

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